Il morbo di Waldenstrom colpisce prevalentemente i maschi.
Un medico verificò nel 1944 che due pazienti presentavano elevata quantità di plasmacellule nel midollo osseo e maggiore presenza di viscosità nel sangue. La cellula B del sistema immunitario determina l’aumento di un anticorpo della classe IgM provocando l’insorgere di questa forma tumorale.
Non si conoscono bene le cause: alcuni pensano a una componente familiare, altri invece hanno notato che in quasi tutti i pazienti il gene MYD88 evidenzia una mutazione al suo interno, che favorisce la moltiplicazione delle cellule B.
Tra i sintomi presenti all’esordio i pazienti mostrano: febbre, debolezza, perdita di peso, sudorazione notturna, disturbi agli occhi, scompenso cardiaco, macchie e ulcere della pelle, emorragie.
La Tac del torace e dell’addome è l’esame più indicato per individuare gli organi colpiti dalle cellule tumorali.
La domanda principale, che chiunque scopra di essere affetto dal morbo si pone, è: come potrò convivere con la malattia?
A questa ne segue un’altra ancora più importante, forse quella cui è complicato rispondere dato che non v’è certezza alcuna: quale è l’aspettativa di vita?
Fondamentale è l’individuazione della giusta terapia in base alle caratteristiche cliniche e all’età per consentire al paziente la migliore vita possibile.
Spesso si combinano chemioterapia, immunoterapia e farmaci intelligenti.
Poi si può rallentare la progressione della malattia con una terapia di mantenimento.
Ai pazienti più giovani si può proporre un autotrapianto di cellule staminali prelevate dal loro sangue unitamente a una dose massiccia di farmaci chemioterapici che distruggono le cellule tumorali.
I sintomi riducono la qualità di vita del paziente ma seguire la terapia suggerita significa poter tenere sotto controllo gli stessi sintomi e la malattia per lunghi periodi.
Per approfondire l’argomento vedi:
- https://www.orpha.net/consor/cgi-bin/OC_Exp.php?lng=IT&Expert=33226
- https://it.wikipedia.org/wiki/Macroglobulinemia_di_Waldenstr%C3%B6m