I casi di maltrattamenti in famiglia, reato previsto dall’articolo 572 cp, sono aumentati in maniera notevole durante la pandemia e il trend si è tristemente confermato successivamente. Ma cosa si intende quando si parla di maltrattamenti in ambito familiare?
Il codice penale, in questo caso, punisce chiunque maltratti un familiare o un convivente. Questo tipo di reato viene punito con la reclusione, che ovviamente, può variare a seconda delle diverse situazioni. Di recente, il reato di maltrattamenti in famiglia sta aumentando notevolmente, ed è compito della giustizia tutelare e proteggere l’integrità psico-fisica delle persone che fanno parte di un determinato contesto familiare. Vediamo, quindi, nel dettaglio a cosa si riferiscono tali maltrattamenti e come viene punito il reato.
Di che tipo possono essere i maltrattamenti in famiglia?
Solitamente, parliamo di maltrattamenti in famiglia quando vengono palesate minacce, lesioni, ingiurie, atti di disprezzo, umiliazione e privazione nei confronti della vittima. Si tratta di maltrattamenti che avvengono all’interno di uno stesso nucleo familiare, che possono essere rivolti ad esempio, ad un figlio, ai genitori, ad un coniuge, o ad altri familiari conviventi.
Si tratta quindi, di maltrattamenti per cui il rapporto di convivenza è essenziale, inoltre, gli atti relativi a questo tipo di reato non devono per forza essere stati eseguiti per un tempo prolungato. C’è da dire però, che è necessaria una ripetizione di tale maltrattamento in ambiti temporali circoscritti, ad esempio, due soli episodi non possono essere considerati.
Le pene
Visto che si tratta di un reato molto grave, è importante rivolgersi subito a professionisti esperti, i quali possono consigliare la strada migliore da percorrere. Per maggiori informazioni sull’argomento è possibile consultare il seguente link https://avvocatomattiafontana.com/maltrattamenti-in-famiglia/.
Solitamente, per il reato relativo ai maltrattamenti in famiglia, è prevista una punizione che va dai tre ai sette anni di reclusione. Ovviamente, si tratta di una pena che viene aumentata in caso di maltrattamenti verso un minore o verso persone con disabilità. In alcuni casi, se dai maltrattamenti deriva anche una grave lesione personale, la reclusione viene aumentata da quattro a nove anni.
Se le lesioni nei confronti della vittima vengono considerate addirittura gravissime, la pena di reclusione può aumentare e passare da sette a quindici anni. Se il reato di maltrattamenti in famiglia ha determinato la morte della vittima, viene applicata una pena di reclusione che va da dodici a ventiquattro anni.
Molto spesso, durante il corso delle indagini, il Pubblico Ministero richiede l’applicazione di misure cautelari per la vittima. Spesso, infatti, si vieta all’imputato l’avvicinamento alla persona offesa, per evitare che possano essere commessi atti ancora più gravi nei confronti della vittima.
Cosa fare in caso di maltrattamento
Se si subisce un maltrattamento in famiglia è importante sapere come procedere. È bene sapere che su tutto il territorio nazionale sono presenti centri antiviolenza appositi, che restano a disposizione delle vittime per ascoltarle e consigliarle. In questi casi, infatti, un supporto psicologico è fondamentale.
Successivamente, è preferibile rivolgersi ad un avvocato penalista che può consigliare la vittima, spingendola eventualmente a denunciare le violenze subite. Nel corso del processo, la vittima potrà anche costituirsi come parte civile e richiedere un risarcimento per tutti i danni subiti.