L’attuale periodo economico e la reente pandemia hanno accentuato hanno determinato un’impoverimento delle delle tante pmi (piccole e medie imprese) che caratterizzano il tessuto economico italiano.
L’unica soluzione in questi casi sembra essere quella di chiudere l’attività per far fronte al sovraindebitamento, tuttavia questa scelta non risolve il problema.
Questo perché i debiti contratti dall’impresa individuale – artigiano o libero professionista – non vengono cancellati dalla chiusura, ma ricadono sulla persona fisica con tutte le conseguenze del caso.
L’imprenditore individuale risponde verso i creditori dell’impresa con tutto il suo patrimonio, sia con i beni presenti, sia con i beni futuri che vi entreranno successivamente all’epoca in cui i debiti sono sorti. I creditori possono quindi “aggredire” tutti i beni dell’imprenditore, se egli è insolvente, anche se si tratta di beni “personali”, ossia che non sono stati acquistati nell’ambito dell’attività di impresa.
Come gestire i debiti di una ditta individuale cessata
Una delle cause che spesso portano al fallimento di una ditta individuale è il mancato versamento delle tasse e l’accumulo di debiti con il Fisco.
In tali casi è possibile optare per un metodo di pagamento rateale e fintantoché il soggetto resterà in regola con il piano di dilazione concordato, non verrà considerato inadempiente, quindi, gli enti creditori e l’AdE non iscriveranno fermi o ipoteche nè, tantomeno, attiveranno procedure di riscossione coattiva.
Qualora il debito sia sorto nei confronti di soggetti privati la soluzione può essere quella di trovare un accordo bonario tra debitore e creditore è rappresentata dall’offerta transattiva, il cosiddetto “saldo e stralcio”.
In questi modo, il creditore accetta di ricevere una somma più bassa ma a condizione che questa venga pagata immediatamente.
Per approfondire:
- https://www.rianalisi.it/it/blog/debiti-dell-impresa-individuale-rischi-e-soluzioni
- https://www.laleggepertutti.it/395466_si-puo-chiudere-una-ditta-individuale-con-debiti